Attività di recupero e salvataggio degli accessi vascolari
Giornale italiano di nefrologia
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Complimenti per gli ottimi risultati ottenuti.
Personalmente ritengo comunque che la scelta del salvataggio con tecnica chirurgica o con tecnica endovascolare vadano valutate caso per caso in relazione alle caratteristiche della FAV, distale o prossimale o complessa e protesica e naturalmente alle comorbidità e caratteristiche del paziente.
Mi spiego: non proporrei mai un trattamento di PTA su una stenosi postanastomotica, magari con pallone medicato, di una FAV distale ove il semplice riabbocco chirurgico mi garantirebbe un risultato migliore e sicuramente con un patency rate superiore, oltre che un non discutibile risparmio economico.
Diverso potrebbe essere il caso di una FAV radio-cefalica distale con stenosi della vena cefalica al terzo medio - terzo superiore dell'avambraccio con sviluppo unicamente su vena mediana basilica e vena basilica in un paziente magari con scompenso cardiaco e frazione di eiezione al di sotto del 40%.
Ho tuttavia l'impressione, dalla mia esperienza di nefrologo, che si interessa al confezionamento e manutenzione degli accessi vascolari, che molti dei salvataggi che siamo costretti a fare, dipendono in realtà da scelte iniziali spesso discutibili, o comunque da cattiva gestione e manutenzione dell'accesso vascolare.
In realtà occorrerebbe a mio avviso, quanto sostenuto da Franco Galli...(continua)
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