Angioplastica carotidea
Autore: Dott. Cesare Massa Saluzzo
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mob. 320 0120557
(ha eseguito come primo operatore circa 600 interventi di angioplastica carotidea)
Cosa sono le carotidi?
Fig. 1 – Tavola anatomica
Le carotidi, destra e sinistra sono due delle quattro arterie che portano il sangue ossigenato al cervello.
Fig. 2a –Angiografia dell’arco aortico e risonanza angio-magnetica dell’arco aortico, del tratto medio e della porzione intracranica della circolazione arteriosa |
Le carotidi nascono dall’aorta nella porzione chiamata arco, si portano nel collo e successivamente all’interno del cranio, dove terminano con le arterie cerebrali.
Fig 2b – Vista angiografica: circolazione cerebrale destra (paziente visto di fronte)
Quale è la più comune malattia che colpisce le carotidi?
Fig. 3 – Placca aterosclerotica e stenosi arteria carotide
L’arteriosclerosi e’ la principale malattia che colpisce la parete delle arterie: su di essa si depositano sostanze che costituiranno la cosiddetta placca aterosclerotica che a lungo andare determina restringimenti del loro canale (stenosi).
Cosa può succedere se la mia carotide è malata?
Come appena detto, questi “tubi“ servono a portare il sangue al cervello. In alcune condizioni dei frammenti di placca possono staccarsi e causare l’occlusione di vasi intracranici piu’ o meno grandi causando a loro volta l’acuta mancanza di sangue a porzioni piu’ o meno ampie di cervello.
Fig. 4 – Zona di cervello ischemica dopo occlusione di una piccola arteria cerebrale anteriore
In questo caso si determineranno danni al cervello con sintomi per il paziente che potranno essere temporanei, transitori (TIA) o definitivi (Ictus, stroke…) a seconda della durata e della grandezza delle lesioni cerebrali causate dall’assenza di flusso.
Fig. 5 – Esame TAC in cui si vede la zona nera, “morta”, dopo occlusione di ramo della cerebrale media sinistra
Come si può prevenire un danno cerebrale?
Facendo l’angioplastica carotidea si previene il fatto che frammenti di placca si stacchino e migrino verso il cervello e/o si evita che eventi ischemici cerebrali possano ripetersi.
Come viene fatta l’angioplastica carotidea?
Prima di tutto si entra nel sistema circolatorio arterioso attraverso il cosiddetto accesso.
Mediante esame diagnostico angiografico si studiano le arterie che compongono la circolazione cerebrale, si conferma la presenza della stenosi carotidea e la sua entità.
Fig. 6 – Angiografia: immagine di stenosi carotidea
Con un filo guida sottilissimo alla cui estremità è inguainato un ombrellino si oltrepassa il restringimento, la placca carotidea; a debita distanza si apre l’ombrellino (filtro di protezione cerebrale antiembolico).
Fig. 7 – Filtri antiembolici: catturano eventuali pezzetti di placca che eventualmente si staccano durante l’angioplastica |
L’altro estremo del filo alla cui estremità è aperto l’ombrellino è nella mani dell’operatore: sul filo viene inserito e sospinto un catetere al cui interno si trova lo stent.
Fig. 8 – Stent: reticella metallica che andrà a rivestire la placca aterosclerotica impedendone il distacco
L’operatore veicola lo stent davanti alla zona di arteria malata e lo apre. Lo stent avendo “memoria di forma” acquisirà il diametro e la lunghezza prescelta.La reticella metallica di forma cilindrica che ricopre la superficie della placca dopo circa 3 mesi sarà rivestita di neoendotelio, un nuovo sottile strato di cellule tipiche dei vasi normali.
Fig. 9a – Stenosi carotide interna sinistra |
Fig. 9b – Dopo angioplastica con stent
Nella maggior parte dei casi lo stent da solo è incapace di allargare l’arteria nel punto del restringimento.
In tal caso si usa un palloncino: questo viene gonfiato a livello del restringimento nella maggior parte delle volte dopo aver posizionato lo stent. Alcune volte il palloncino viene gonfiato anche prima del posizionamento dello stent allo scopo di far passare attraverso il restringimento il catetere contenente lo stent stesso.
Fig. 10 – Palloncino da angioplastica
Al termine della procedura si verifica che lo stent sia delle dimensioni volute, che il canale dell’arteria garantisca un buon flusso cerebrale.A questo punto si ritira il filtro di protezione cerebrale antiembolico: al suo interno potrebbero esserci frammenti di placca staccatisi durante la procedura.
Fig 11 – Piccole particelle catturate dal filtro di protezione cerebrale antiembolico
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